Ancora una volta, vediamo le conseguenze (drammatiche e devastanti) dei vari nubifragi che si sono abbattuti dapprima su ampie porzioni della costa Ligure, in Toscana e nel Sud Italia. Incalcolabile il danno economico, alto il numero dei morti.
Passato il momento del cordoglio e sopratutto dello scoop giornalistico, che ha fatto rimbalzare per giorni e giorni su tutti i canali video, foto, testimonianze dei sopravvissuti e varie analisi degli "esperti", ora la questione non fà più notizia ed è già caduta nel dimenticatoio..e ci resterà fino alla prossima tragedia. A mente fredda è opportuno analizzare le cause che hanno determinato questi episodi, per poi individuare (seppure in maniera sintetica in questa sede) le azioni da compiere per mitigare il più possibile questo tipo di rischio.
Certamente l'eccezionalità delle piogge cadute ( in Liguria, ad esempio a Genova circa 300mm di pioggia in poche ore, circa 1/3 della quantità di pioggia caduta nell'alluvione della stessa città nel 1970) ha dato un contributo alla tragedia, ma in larghissima parte le responsabilità di ciò che è avvenuto sono imputabili solo all'uomo e alla sua gestione del territorio. Domandiamoci COME l'uomo gestisce un territorio.
Case costruite sul mare.
In condizioni "naturali" (o poco antropizzate) quando piove, una parte dell'acqua viene assorbita dal terreno, mentre una parte non assorbita* defluisce secondo percorsi preferenziali**, dapprima come un sottile velo, poi come piccoli rivoli via via più grandi (verso valle), che vanno a confluire in canaloni, fossi, fiumi e infine verso il mare. Se poi l'evento è di particolare intensità e durata, i corpi idrici ricevono più acqua*** di quella che riescono a far defluire, superano gli argini (scaricando cosi l'acqua in eccesso) allagando le pianure alluvionali e poi dopo un tempo più o meno lungo rientrano nell'argine e riprendono il loro percorso.
Nelle condizioni antropizzate (dal piccolo paesino, alle grandi città), dove regnano cemento e asfalto (diminuisce quindi la possibilità del terreno di assorbire acqua, cioè si "impermealizza" il terreno e aumenta l'acqua di scorrimento superficiale) i canali e i fossi vengono abbandonati (scarsa manutenzione e pulizia degli alvei) tappati, deviati o intubati e appena si supera la soglia della normalità di un evento meteorico questi corpi recettori non riescono più a svolgere il loro "sporco" lavoro, perchè non hanno la possibilità di crescere nei loro alvei naturali o di straripare nelle aree subito circostanti (chiamate appunto piane alluvionali..chissà perchè!!!). Se poi noi nelle aree circostanti (o sulla foce stessa, come capita spesso) andiamo a costruirci un centro abitato, una normale alluvione di qualche ettaro di terra, si trasforma in una immane tragedia.
Inoltre l'impermealizzazione del territorio fà aumentare la velocità con cui l'acqua meteorica caduta su un certo bacino imbrifero**** raggiunge il corpo recettore, e quindi lo stesso si trova a ricevere nell'unità di tempo più acqua di quella che riesce a far defluire lungo il suo alveo.
Degna di nota infine è la scarsa manutenzione che si fà nei corsi d'acqua, quindi anche la pulizia del suo alveo da rifiuti (più o meno grandi ) e materiale vegetale (sopratutto in prossimità dei centri abitati), rifiuti che potrebbero incastrarsi in prossimità di un ponte o di una strettoia, fungendo da diga. Concludiamo questa breve analisi ricordando che i cambiamenti climatici in atto, porteranno sempre di più ad una riduzione dei giorni piovosi, ma all'aumento di fenomeni estremi e violenti..ma questo ormai è sotto gli occhi di tutti.
Ma quali sono i modi per prevenire tutto questo?
Bè innanzitutto cerchiamo nel futuro di non ripetere gli stessi errori già fatti: rispettiamo le distanze dagli argini, lasciamo i corsi naturali cosi come li troviamo, ampliando le fasce di rispetto.
Invece dove ormai il "danno" è fatto, bisognerà certamente aumentare la manutenzione degli alvei (che non significa togliere loro tutti gli elementi di naturalità, ma intervenire tempestivamente laddove siano evidenti situazioni che possano portare pericolo) rimuovere le strutture che sono a rischio (quelle nelle aree golenali) e mettere in cantiere quelle opere (come aree di espansione controllata) atte alla mitigazione del rischio stesso, con un approccio e una pianificazione intelligente, cosi da restituire ai corsi d'acqua i volumi di invaso spesso sottratti dall'urbanizzazione selvaggia degli ultimi decenni*****. Semplicemente agire con buon senso, ma spesso è questo quello che manca.
Da notare la vicinanza tra il letto del fiume e le Strutture.
I cittadini possono dare un grande contributo per prevenire queste tragedie..come? Segnalando alle autorità aventuali situazioni anomale (come un canale in parte tappato) o di evidente pericolo (un argine che sta cedendo o una frana nell'alveo), oppure segnalando un abuso edilizio. Non possiamo pretendere che siano solo le varie amministrazioni locali a controllare il territorio, perchè spesso questo è vastissimo..sappiamo che i fondi sono pochi, e anche l'organico spesso è sottodimensionato..quindi non ci resta che dare una mano..anche questo è senso civico.
Infine è doveroso indicare che dal 1940 ai giorni nostri (71 anni, 25.932 giorni circa) sono stati stanziati oltre 250 miliardi di euro (mediamente 10 milioni di euro al giorno, quasi 20 miliardi delle vecchie lire) per far fronte alle varie emergenze idrogeologiche. La Società Geologica Italiana, stima in circa 20 miliardi di euro la cifra necessaria per mettere in sicurezza tutti i comuni italiani che attualmente hanno una qualche situazione di rischio (quasi il 90 % del totale).
Qui le aree liguri delle cinque Terre colpiti dall'alluvione (vista con google maps)
E' chiaro quindi che oggi abbiamo tutti gli strumenti (conoscenze per una corretta gestione del territorio e dei corsi d'acqua) per prevenire e mitigare questo tipo di calamità...quello che manca probabilmente è la voglia di metterli in atto. Evidentemente è più comodo piangere sul latte versato e affrontare un'emergenza (e i suoi stanziamenti)..
Sotto alcuni link che documentano le recenti alluvioni (
youreporter.it)
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In volo con l'elicottero della finanza sull'Isola d'Elba
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Genova: il torrente Bisogno pochi attimi prima di esondare
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Note.
*la percentuale di acqua non assorbita dal terreno dipende da molti fattori, come l'intensità della pioggia, la durata dell'evento pluviometrico ecc.
**Percorsi dati dalla morfologia del terreno.
***La frazione di acqua che cade direttamente sul letto di un fosso o di un fiume è trascurabile, la maggior parte è data da quella che defluisce dal suo bacino imbrifero (o porzione di questo).
****Per bacino imbrifero si intende una zona che raccoglie le acque piovane che alimentano un fiume (imbrifero deriva dalla parola latina imber=pioggia)
***** Anche il disboscamento ha un certo ruolo sugli eventi idrogeologici. Com'è noto, oltre a trattenere il terreno (diminuendo il rischio frana), un suolo boscato è in grado di assorbire più acqua di uno non boscato. Inoltre queste aree verdi trattenendo il terreno, trattengono anche particelle e sedimenti, che cosi in parte non vanno a finire negli alvei.